giovedì 14 novembre 2013

La sfida Anand-Carlsen vista da de Eccher: il punto

di Stefano de Eccher *


Dopo le prime quattro partite del match, si può abbozzare qualche considerazione sul relativo andamento.
In primo luogo, per ora Carlsen non si è discostato dalla strategia di adottare, con il Bianco, impianti senza grosse pretese. Tuttavia, qualora la sfida dovesse rimanere in equilibrio ancora per qualche partita, resto dell’opinione che “ Carlo Magno “ qualcosa di più incisivo - e di conseguenza più rischioso - dovrà provare. In ogni caso, non credo potrà insistere in 1 Cf3 e 2 g3.
Nella prima partita Anand ha ottenuto con sorprendente facilità la parità, imponendo la patta per ripetizione.
Nella seconda partita la solida Caro Kann di Carlsen del pari non ha fornito spunti ad Anand per cercare di trarre vantaggio dall’avere il Bianco; probabilmente, dovesse essere ripetuta tale difesa, assisteremo ad uno sviluppo meno tranquillo. In effetti Carlsen in precedenza aveva talvolta giocato la Caro Kann, ma non credo che Anand vi avesse dedicato particolare attenzione nella preparazione al match; in tali casi, normalmente, la partita d’esordio dell’impianto segue binari sicuri e nella successiva apparizione si sforna ciò che nel frattempo i secondi hanno preparato.
Terza partita ancora senza problemi in apertura per Anand, che si porta addirittura in lieve ma chiaro vantaggio dopo 27...b5. A questo punto il vichingo, visibilmente innervosito, ha giocato la dubbia spinta di rottura 28 e3 e qui non si è capito perchè il Campione del Mondo non abbia preso in b2 con l’Alfiere, incrementando il vantaggio. Forse temeva la rivalsa del Bianco su e6, ma non è difficile vedere che dopo 29...Ab2 30 Tae1 Tb6 31 Ah3 Ad4 32 Ce6 fe6 33 Te6 Te6 34 Te6 Df7 il Nero ha un vantaggio decisivo ed altre ragioni apparenti per non giocare 29...Ab2 non ve ne sono. Di rimarchevole in questa partita la triste collocazione della Donna bianca in h1, che nulla aveva a che fare con la celebre manovra di Nimzovich ( non ricordo chi fosse l’avversario ) per portare la Donna in h7, apparentemente fuori gioco, ma in realtà con uno scopo nascosto ben preciso.
In seguito Carlsen si è ben difeso, elidendo gradualmente lo svantaggio; per la verità sono rimasto un tantino stupito dal fatto che Anand è parso non credere nelle possibilità della propria posizione. Qualche tentativo in più forse poteva essere fatto. Ad esempio, perchè 37...Td8, che porta direttamente alla patta, e non 37...Ad4, che quanto meno dal punto di vista psicologico avrebbe significato qualcosa ?
Nella quarta partita, il muro di Berlino. Che dire di questo borsa di impianto, che ha ampiamente stufato giocatori e spettatori ? Nei finali, o mediogiochi senza Donne se si preferisce, cui da luogo, pare che anche i top players, dalla parte del Bianco, si arrovellino sulla migliore collocazione dei pezzi senza riuscire ad individuare nulla che possa far concretamente aspirare ad un vantaggio.
Inoltre, le posizioni che si generano non hanno alcun pregio estetico, ragion per cui, nonostante si tratti di finali, che sono la fase di partita che più mi appassiona, non mi piacciono proprio.
Il trattamento della variante da parte di Anand non ha fatto eccezione: Cavalli a spasso alla ricerca del proprio centro di gravità permanente ed infine una pericolosa concessione. 18...Aa2 mi ha ricordato la prima della sfida Spasskj - Fischer, in cui Fischer catturò il Pedone h2 perdendo poi la partita. Ma nel nostro caso Magnus non ha corso alcun pericolo di farsi intrappolare l’Alfiere e semplicemente è andato in vantaggio materiale. Certamente Anand ha ottenuto un certo compenso per il Pedone, ma non del tutto sufficiente ed ha corso seri rischi di perdere.

Solo approfondite analisi ( non bastano in questo caso i mostri al silicio ) potranno dirci se oggettivamente Carlsen avrebbe potuto far sua la partita.



* Stefano de Eccher, avvocato di Trento, è maestro Fide e il giocatore con l'Elo più alto in Trentino.

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